7 maggio 2010 10

Vis-à-vis #24: Valeria Cherchi

pubblicato da Sara in Artisti, Fotografia, Interviste

Valeria Cherchi, sarda ma romana d’adozione, con una laurea alle porte in disegno industriale e il sogno di diventare fotografa di moda, non si definisce artista e si serve della fotografia per raccontare se stessa e il suo mondo. Lo fa con grande naturalezza e delicatezza ma costruendo attentamente la scena, lasciando che i colori e, soprattutto, la luce facciano il resto. In tutti i suoi scatti, anche in quelli urbani e all’aperto, si coglie il sapore di una dimensione privata e raccolta, il senso di una fotografia che registra con discrezione il quotidiano. Il tutto come forma di passione/ossessione.

Chi è Valeria Cherchi? Dove e quando è nata? E ora dove vive?
Sono nata nel 1986 a Sassari. Ho vissuto fino ai 19 anni in un piccolo paese di provincia, Banari.  Ora vivo a Roma, ma ancora per poco. Spero presto di trasferirmi a Londra.

Qual è stata la tua formazione?
Ho la maturità linguistica e mi sto per laureare in Disegno Industriale con una tesi progettuale che comprenderà sia l’ambito della grafica che della fotografia di moda.

Nel tuo stream su Flickr c’è una foto che ti ritrae all’età di 3 anni. Si legge in didascalia: “stare sdraiata (dentro la luce) è una delle mie attività preferite, non pensavo di farlo già da allora…”. Poiché “fotografia” vuol dire “scrittura di luce” ti chiedo: come ti sei avvicinata alla fotografia?
Adoro quella foto e ci tengo a dire che è stata scattata dalla mia altrettanto adorata sorella.. Anche lei appassionata di fotografia e sicuramente una delle persone che più mi ha influenzato in questa scelta. Lei, una mia cara zia (che mi ha anche fornito i mezzi per iniziare) e una mia amica e coinquilina, tutte brave fotografe oltre che persone davvero speciali per me. Altra ragione sicuramente è stata la voglia di produrre. Ho sempre adorato la pittura e l’arte in generale, ma purtroppo sono nata negata per disegnare, veramente tanto negata. Qualcuno un giorno mi ha detto che la fotografia avrebbe potuto essere il mio riscatto verso la pittura, e ci ho provato… anche se in sè il processo è stato molto naturale.

Quali sono le tue fonti di ispirazione? Chi i tuoi maestri?
Le mie ispirazioni vengono da ciò che mi circonda, dalla luce in primis. Come questa interagisce con gli spazi, con i corpi, con gli oggetti. M’ispirano i miei sogni, a volte sono ossessionata dal catturare la luce e sogno degli spazi enormi, di solito vuoti, mai visti prima, che sono come dei contenitori di bellissime luci, che purtroppo non ho mai visto nella realtà…ma le cerco! Ovviamente m’ispiro molto anche ad altri fotografi e registi soprattutto, adoro Lynch, il cinema orientale come Wong Kar Wai, ma anche Almodòvar. Per quanto riguarda i fotografi invece, apprezzo il lavoro di tanti sia famosi che emergenti. Alcuni, Francesca Woodman, William Klein, Tim Walker, Lauren Dukoff,.

Quali sensazioni vuoi comunicare attraverso le tue fotografie?
Dipende… negli autoritratti le mie ovviamente. Ma pensandoci bene, anche nei ritratti e nei paesaggi le mie. Sinceramente non penso molto al “cosa” prima di scattare. Viene tutto naturale. Dipende anche dal momento ma in linea di massima credo che le mie foto parlino sempre un pò di solitudine, sia la parte brutta che la parte bella della solitudine.

Descrivi il tuo lavoro. Analogico o digitale? Quali macchine fotografiche usi?
Analogico sicuramente. Adoro la pellicola ed il rituale da eseguire prima di arrivare al prodotto finale. Anche se ultimamente (parlo proprio di giorni) ho avuto la possibilità di lavorare con un’ottima macchina digitale e un buono schermo (per me una rarità) e devo dire che i risultati sono stati davvero di mio gradimento. Quindi non rinnego assolutamente il digitale, che mi ha permesso anche di capire certe cose più velocemente. Utilizzo una digitale canon350D (poco), a pellicola una canon100 (spessissimo),una yashica fx-3 super2000, una polaroid colorpack, e qualche altra che però uso raramente.

Quanto tempo passa tra l’ideazione e la realizzazione di un tuo scatto?
Dipende. Le foto “diario” nascono nel momento stesso in cui le vedo, non ci penso. Alcuni autoritratti nascono quasi subito dopo una sensazione che cerco di razionalizzare in immagine, a livello di tempo, mezz’ora forse. La maggior parte degli scatti sono in mente e non sono stati ancora realizzati. Aspettano il momento, il posto e la persona giusta. Direi che possono passare anche molti mesi, forse anni?

Cosa rappresenta per te la fotografia?
É l’unico mezzo che riesco a controllare per esprimere ciò che sento e vedo. É la mia ossessione e la passione più lunga fino ad ora. Credo sia davvero parte di me e non riesco  più ad immaginarmi senza di lei. É come se fosse nata con me.

Ritieni che sia dato sufficiente spazio agli artisti nei canali istituzionali? Come ritieni che si possano superare i limiti dell’arte ufficiale?
Su questo non sono molto informata. Almeno non per esperienza personale perché non penso di essere un’artista. Sono molto legata alla mia formazione, nel mio corso di studi ci hanno insegnato a  progettare, che è il contrario di fare arte. Non che non ami l’arte, vado alle mostre, leggo etc…. ma l’essere artista non penso mi appartenga. Però ho degli amici artisti, che si lamentano tanto tanto, e dai loro racconti deduco che non  ci sia abbastanza spazio per le loro opere qui in Italia. Loro hanno trovato però una soluzione in altri paesi, dove, a quanto mi è sembrato di capire, fanno molti più concorsi e danno più possibilità all’arte emergente. Sicuramente attualmente si è molto fortunati ad avere internet, una vetrina veloce e gratuita che dà la possibilità di mostrare ad un vasto pubblico i propri lavori.

Quali sono i tuoi prossimi impegni e progetti?
Tra pochissimo verrà pubblicato su una zine un mio progetto iniziato quest’inverno  ma destinato a continuare ad oltranza. Sempre a breve discuterò la tesi e poi finalmente potrò dedicarmi solo alla mia famiglia, alla fotografia e al relax. Durante l’estate mi preparerò anche per l’ammissione ad un College di Londra per studiare fotografia di moda. E se tutto và bene in autunno sarò nel nord Europa!

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10 Commenti a “Vis-à-vis #24: Valeria Cherchi”

  1. Alex scrive:

    Ho trovato pretestuosa questa “pseudo” fotografa. Non mi pare che attraverso i suoi self saltino fuori emozioni e sensazioni. Di certo ci sa fare con Photoshop. Vi seguo sempre e mi aspettavo di meglio! Dai, voglio un intervista a un vero fotografo, capace di emozionare!

  2. Alex scrive:

    Cara Sara,
    sei sicura che le fotografie siano tutte in analogico? Sono andato nel suo flickr e non sembra! Comunque grazie per aver risposto, di solito e-mail critiche come le mie le cestinano! Continuerò a seguirvi con ancora più piacere! E se vi va, posso segnalarvi dei fotografi a mio avviso molto interessanti?

    Ale

  3. Sara scrive:

    Ciao Alex, vorrei puntualizzare che Valeria Cherchi non è una fotografa di professione né un’artista (come lei stessa dichiara) e i suoi scatti sono tutti in analogico. Fatta questa premessa, è naturale che le immagini che vediamo non trasmettano a tutti lo stesso messaggio e le stesse sensazioni, noi ad esempio la troviamo molto interessante, dotata di uno sguardo attento e di capacità compositive e stilistiche notevoli. Ciao e continua a seguirci! Sara

  4. Sara scrive:

    Certo che puoi.
    Usa pure la nostra mail di contatto.

    Ciao, Sara

  5. valeria scrive:

    ciao Alex,

    sul mio flickr hai visto bene, le mie foto NON sono tutte in analogico. C’è un set “analogue” appunto, e le foto fuori da esso sono state scattate tutte in digitale. Se avessi letto l’intervista con un pò più d’attenzione l’avresti comunque capito da te. Ho detto che prediliggo l’analogico ma anche che ho usato e uso il digitale.

    Per il resto, trovo il tuo commento offensivo a livello personale e poco costruttivo a livello tecnico. Non commento neanche sul fatto della presunzione. Per quanto riguarda Photoshop, lo uso ma di certo non sono una maestra, purtroppo. Ed è facilmente intuibile guardando il lavoro di molti altri fotografi, emergenti e non.

    Visto che sono una persona curiosa, mi piacerebbe comunque conoscere il tuo standard d’interessante, per capire e trarre qualche conclusione utile dal tuo commento. Segnaleresti anche a me i fotografi che consiglieresti a Sara per il blog? Se ti và trovi la mia mail sul mio profilo flickr.

    grazie!

  6. Sara scrive:

    Mea culpa, sono stata io a dire che le foto di Valeria sono tutte in analogico. Capita a tutti di confondersi. Chiedo scusa ad entrambi.

  7. Alex scrive:

    Forse sono stato troppo diretto, senza usare filtri, quindi se ti ho offesa non era mia intenzione. Sono fatto così, dico le cose che penso. Magari dal vivo ti avrei detto le stesse cose usando più accortezza e diplomazia.
    Ciò non toglie che tu sia brava. Ma mi da fastidio quando si dice che i fotografi, attraverso i loro self, esprimono se stessi. Non a caso citi Francesca Woodman. Ecco, lei esprimeva tutto il suo malessere interiore attraverso foto sporche, dirette, senza schermi. I tuoi self, pur essendo fatti molto bene, non esprimono nulla, se non una foto fatta bene. Punto.
    Poi, come dice Sara ” è naturale che le immagini che vediamo non trasmettano a tutti lo stesso messaggio e le stesse sensazioni”. Quindi, ecco tutto.
    Spero di essermi spiegato bene e di aver usato un po’ di accortezza che mancava nella precedente e-mail!
    Ciao ciao e buon lavoro!

    Ale

  8. valeria scrive:

    :)

    Grazie per il tuo tempo!

    buona giornata!

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  10. hobby table saw scrive:

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